Premetto subito che le mie considerazioni non sono quelle di un agronomo nè di un titolato professore di cattedra, sono solo quelle di un potino che basa le proprie teorie sull’esperienza della propria professione, con la consapevolezza di dover ascoltare sempre tutti dal professore universitario al ricercatore famoso senza dimenticarmi dell’ultimo degli olivicoltori (che considero il miglior insegnante).
Questo è quello che dico a chi mi rivolge sempre le stesse domande: quanto potare un olivo? Qual è il periodo migliore? La potatura può influenzare l’allegagione?
Intanto vorrei precisare che parleremo della potatura che normalmente vengo chiamato ad eseguire nell’oliveta tradizionale, da non confondersi con quella che mi viene richiesta su piante storiche e nei giardini.
Gli obiettivi sono tanto diversi che qualsiasi comparazione tra i due metodi di potatura appare impossibile.
Per meglio capirsi in un oliveto produttivo vogliamo poco legno molta frasca (vogliamo le olive). Sull’olivo ornamentale è invece l’opposto perchè è il legno, la sua geometria e maestosità, che magnifica la pianta ed il frutto è quasi indesiderato.
Altra precisazione, la potatura è una delle lavorazioni che più incide sui costi, pertanto e lo dico a malincuore, dimentichiamo la cura che impiegavano i nostri nonni usando scala e forbicine magari risalendo se la punta è venuta male. Altri tempi. Con questo non voglio essere frainteso, non facciamo scempi come tante volte si vede, dai tagli senza senso alle capitozzature da boscaiolo, ma siamo costretti a velocizzare.
Potare non è sinonimo di tagliare. Occorre usare la testa, non solo le forbici.
Ecco, dunque, alcune regole base:
esecuzione= preferibilmente da terra, oramai si raccoglie senza scale. Perchè quindi non potare da terra. Una pratica di buon senso, anche e soprattutto se diamo un’occhiata alle statistiche di infortunistica periodo raccolta/potatura.
come potare= l’ importante è conoscerne le basi. I principi e le regole non sono cambiati, anzi… ritengo più complicata la potatura da terra, essendo la visione dei rami diversa da quella vista dall’alto verso il basso. Ma con la pratica rimedieremo a questo inconveniente.
quanto potare= io sono per la potatura “forte”, ovvero quella decisa, privilegiando il segaccio invece delle forbici. Così è possibile salvaguardare la frasca e eliminare il legno in eccesso. Con poco legno, inoltre, favoriamo una raccolta più agevole e veloce con gli abbacchiatori. Non dimentichiamo infine che l’olivo ama la luce.
quando potare= secondo la mia esperienza il prima possibile. Mio nonno diceva di considerare la brinata come fosse un altimetro, da utilizzarsi per la potatura. Dove questa arriva saltuariamente e raramente,(zona collinare medio/alta) è utile intervenire subito dopo raccolta. Oltretutto sappiamo che la potatura eseguita durante la stasi vegetativa favorisce una ripresa vegetativa anticipata, mentre tagliando in ritardo la risposta è l’opposto.
La regola però non vale sempre e in ogni caso. Anche qui va usato il buon senso. Anticipando la potatura andremo a favorire una vegetazione precoce e maggiore. L’anticipo della potatura va quindi bene per piante dalla chioma contenuta e che tende a sviluppare poco, oppure laddove vogliamo sfruttare le piogge primaverili.
Iniziare a potare tardi significa invece ridurre lo sviluppo vegetativo dell’olivo, rallentare la vegetazione, favorendo, in taluni casi, fioritura e allegagione. Di conseguenza se mi si chiede se la potatura influisce sull’allegagione rispondo di sì.
L’anticipo o il ritardo della potatura richiede però tecniche di intervento diverse. La pianta “stenterella”, più debole, fabbisogna della branchetta a frutto più lunga possibile. La pianta vigorosa, visto che non possiamo contenerla tagliando, per non riempirla di succhioni, possiamo provare a “stressarla” ritardando la potatura, riducendo quindi il periodo vegetativo.
Riassumendo: da una potatura precoce si ottengono piante più vigorose, da una potatura tardiva piante più deboli, privilegiando la fruttificazione.
turno di potatura= importante è potare costantemente tutti gli anni. Sembrerà più costoso ma non è così. Potando ogni due o tre anni, il tempo necessario per ogni albero sarà più lungo. Facendo la somma dei tempi di intervento in caso di potatura annuale si verificherà facilmente che i tempi coincidono quasi perfettamente. Inoltre velocizzeremo la raccolta, mantenendo costante la produzione. Turni biennali sono giustificabili solo in caso di oliveti estesi.
Spero tanto che le mie considerazioni siano d’aiuto, accetto le condivisioni e le critiche, anzi vi invito a commentare così da avere riscontro in campo di quello che mi viene suggerito, accrescendo così il bagaglio dell’esperienza.
di Marco Peruzzi
pubblicato il 22 gennaio 2016 in Strettamente Tecnico > L’arca olearia