Gli oli essenziali, ritorno alla natura

Gli oli essenziali, ritorno alla natura

Gli oli essenziali, o oli eterici, sono delle essenze profumate, volatili, costituite principalmente da terpeni.

Si tratta più nello specifico di prodotti del metabolismo secondario delle piante, che vengono generati nei vari organi del vegetale, dai frutti (limone) ai semi(finocchio), dalle foglie (menta,basilico) ai fiori (rosa), alla corteccia (cannella) e ai bulbi…

L’uomo ne fa largo uso fin dall’antichità: evidenze di cenni all’utilizzo di resine, piante aromatiche, spezie, incensi ed olii grassi infusi di piante aromatiche – principalmente a fini magico-spirituali (tipo per scacciare gli spiriti) – si ritrovano già in alcuni testi sumerici …

L’utilizzo di queste essenze per scopi terapeutici è invece molto più recente, ravvivato soprattutto negli anni ’20 del secolo scorso dal chimico transalpino Rene-Maurice Gatefosse, che applicava gli oli essenziali (lavanda, timo, camomilla..) durante la Grande guerra come antisettici per guarire le ferite dei soldati. Fu proprio questo studioso il fondatore dell’aromaterapia, quella branca della fitoterapia che utilizza per l’appunto gli oli essenziali nella cura delle malattie e dello sviluppo del potenziale umano (Padrini, 2003).

Oggigiorno vengono impiegati principalmente nell’industria dei profumi o dei modificatori dei saponi, o come accennato in aromaterapia.

Spesso nell’opinione pubblica si riconduce il concetto di oli essenziali ai massaggi e ai bagni aromatici, ma non tutti sanno del loro utilizzo in campo agrario. Numerosi studi infatti dimostrerebbero che i composti terpenici svolgono una funzione importante nei meccanismi di difesa chimica della pianta contro l’attacco di batteri, virus, funghi ed erbivori.

Queste sostanze attirano gli impollinatori e gli insetti litofagi, e vanno considerate in una chiave di gestione sostenibile delle risorse agrarie; alcune piante ad es. hanno evoluto la capacità di emettere molecole volatili per attirare insetti carnivori che attaccano gli insetti erbivori.

Il loro utilizzo è diffuso soprattutto nel metodo biodinamico. Già negli anni ’20 Rudolf Steiner – il padre della biodinamica – rimarcava l’importanza dei suoni e dei profumi in agricoltura.

Per esempio gli oli essenziali di pino silvestre, eucalipto e lavanda risulterebbero dei buoni insetticidi e stimolanti delle difese immunitarie. L’olio essenziale da limoni e pompelmo rivela invece un’interessante funzione anticrittogamica. L’olio di aloe ha evidenziato un’efficace azione cicatrizzante antifungina, soprattutto in viticoltura.

Ricordiamo in questo contesto – da ricondurre sempre all’efficacia delle essenze e dei profumi nei meccanismi di difesa delle piante – anche una pratica diffusa e valida: è il caso del rosmarino, il quale, se consociato ai cavoli o all’insalata, tiene lontana la cavolaia.

Certo, occorre ricordare, che si tratta di prodotti costosi e che richiederebbero ulteriori studi di approfondimento (Pierre Masson, 2011). Ad ogni modo il loro impiego crea condizioni di particolare equilibrio nelle colture orticole,frutticole e viticole.

Per quanto riguarda più concretamente i trattamenti in campo, è bene ricordare che andrebbero effettuati in serata, trattandosi di prodotti fotosensibili.

Inoltre sarebbe indicato diluirli in liquidi grassi, vista la scarsa idrofilia e solubilità in acqua. A livello di dosaggio non si va mai oltre i 10 ml/ha, ed in molti casi possono bastare anche solo poche gocce.

Meglio irrorare subito, al massimo un’ora dopo la preparazione, se no perderebbero di efficacia; preferibilmente a bassa Pressione, non oltre i 2 bar circa.